Un aspetto importante, sicuramente legato al tema della morte, e presente nel mio lavoro è l'Eros.
"…… puoi arrivare a perderti
perdi tutto
i confini, il senso del tempo
due corpi possono unirsi a tal punto
che non sai più chi è chi e cosa è cosa
e quando la confusione raggiunge quell'intensità ti sembra di morire
e in un certo senso muori
e ti ritrovi da solo nel tuo corpo, separato, ma la persona che ami è ancora li
è un miracolo
Vai in paradiso e torni indietro da vivo
e puoi tornarci tutte le volte che vuoi con la persona che ami… "
L'uomo bicentenario, USA, Germania 1999 La morte accomuna tutti gli essere viventi, specificatamente l’uomo, in una sorta di destino comune quasi come un’apertura tra individui che permette un’interazione. Ma non è l’unico, l’altro è l’atto sessuale (Eros).
Definito “petite mort”, esso non è sufficiente ad una sospensione illimitata dell’isolamento e della solitudine dell’essere, per la sua istantaneità: dopo il coito, i due individui tornano ad essere discontinui, e inoltre percepiscono l’abisso angoscioso dal quale sono fuoriusciti seppur momentaneamente, e lo percepiscono più vasto ancora.
Esso è attraente, attraente come la morte, in quanto |
| | essa si rivela all’uomo come momento di continuità, (in accordo con Schopenhauer) cui però dovrà sottrarsi regredendo alla discontinuità che gli è propria, in quanto vivo. L’attrazione è attesa e l’attesa diviene tensione, diviene paura, diviene angoscia. E per ovviare a questa tensione l’individuo si affanna a costellare la sua esistenza di tutta una serie di piccole morti, di esperienze che lo portino a vanificare, seppur per un momento, quella discontinuità che lo rende solo e che gli impedisce di comunicare con gli altri individui. Freud si accorse che la psiche non era solo governata da una pulsione (impulso incontrollato e primordiale) al piacere, ma anche da una pulsione distruttiva, una pulsione di morte e ne parla in particolare nel libro" Al di là del principio del piacere", pubblicato nel 1920.
La pulsione di vita, (l'eros), era affiancata da una pulsione di morte (thanatos); le due pulsioni sono presenti contemporaneamente, pulsione antagonista, in ogni uomo, in contrapposizione dialettica. |
| | Giunge a questa conclusione attraverso l’osservazione clinica dei comportamenti caratterizzati dalla coazione a ripetere, nei quali cioé il soggetto ripete ossessivamente operazioni spiacevoli e dolorose, che riflettono, in modo più o meno mascherato, elementi di conflitti passati. Tali comportamenti sono in contaddizione con il principio del piacere, e quindi rendono necessario pensare ad un’altra pulsione, appunto quella di morte. Quando le pulsioni di morte sono rivolte verso l’interno tendono all’autodistruzione, ma successivamente possono essere rivolte anche all’esterno e diventano pulsioni di aggressione e distruzione. Nella realtà psichica le pulsioni si presentano sempre come ambivalenti, caratterizzate dalla compresenza di questi due principi di vita e di morte: anche la sessualità presenterebbe, dunque, tale ambivalenza sotto forma di amore e di aggressività. |
Le pulsioni di vita tendono a unire e legare gli uomini in comunità sempre più vaste, mentre la pulsione di morte sarebbe indirizzata a una riduzione completa delle tensioni presenti nell’essere vivente di tutti gli impulsi vitali, un’autopunizione derivante dall'impossibilità del piacere riportandolo idealmente alla pace propria dello stato inorganico.
L’associazione della “piccola morte” alla morte vera e propria coopera all’interno di quello scambio continuo tra vittima e boia che è fonte di eccitazione e fondamento della comunione tra gli individui.
Potremmo considerarla come la forza unificante di un amore travolgente ma qui anche è in gioco la disperazione data dalla consapevolezza della propria frammentarietà, della propria percepibile disuguaglianza, del distacco incolmabile che neanche situazioni portate all’estremo, come la morte o una sessualità sfrenata e perversa possono colmare (video snuff).
Tutto questo lo ritroviamo in un artista per me molto importante: Egon Schiele.
I suoi lavori sono permeati di angoscia, aggressività e disperazione. La sua ossessione è quella del conflitto col desiderio, un conflitto quasi adolescenziale, un continuo manifestarsi di sesso, colpa ed espiazione (tre temi dovuti alla morte del padre per sifilide e alla rigida morale vittoriana).
Il tema della punizione è evidente nei dipinti erotici, raffiguranti specialmente ragazze dedite all'autoerotismo, ma anche l'artista stesso mentre si masturba, tto di desolazione e sofferenza.
Raniero
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