Roberto Callegari, presidente dell'associazione Capovilla mentre presenta l'evento "PRAGMATICA"
Alcuni giovani curatori presenti alla serata dell'inaugurazioneVale la pena di citarli tutti i giovani curatori, ringraziandoli della loro partecipazione e per il lavoro svolto;puramente in ordine di apparizione:
Lisa Parolo
Giulia Giraldo
Edoardo Anastasio
Caterina Mestrovich
Katia Giovinazzo
Elena Beni
Maria Palladino
Elisabetta Vanzelli
Chiara Rizzante
Benedetta Turlon
Federica Magro
Guido Galesso, critico d'arte durante il suo intervento di apertura su "PRAGMATICA" Un estratto dal suo intervento:
Il campo entro il quale si giocano i rapporti fra artista e critica può essere schematicamente definito entro le due concezioni dell’arte e della critica rappresentati dalle due descrizioni precedenti, che possiamo considerare simili a due poli d’attrazione. Fra i due poli agiscono le varie componenti che formano il mondo dell’arte, gli autori e il pubblico, gli artisti, i critici, i curatori, i galleristi i collezionisti.
Pragmatica, promossa dall’Associazione Paolo Capovilla, propone in miniatura il vasto e complesso mondo dell’arte. Chiama gli artisti a mettersi in gioco assieme ai curatori, a quei critici particolari che, letteralmente, si prendono cura delle opere. Pragmatica vuole essere un luogo privilegiato dove gli autori e le opere incontrano il pubblico e ad esso si schiudono. I giovani curatori si sono messi a loro disposizione per offrire al pubblico la loro funzione di primi interpreti.
Da due secoli circa, da quando si è formato il mercato dell’arte, le opere entrano in rapporto con il pubblico in quanto merce, come già aveva colto Johann Heinrich Füssli. Gli artisti sono virtualmente soli di fronte al mercato, non più scelti, guidati e sostenuti dalla committenza, ma “liberi” di scegliere cosa e come fare. La figura del committente è stata sostituita da quella del collezionista che, acquistando l’opera, ne sancisce il valore, la sua sopravvivenza come opera d’arte, e al contempo sanziona il valore dell’autore in quanto artista. Forse ancora non è evidente a qualcuno il cambiamento radicale avvenuto quando alla figura del committente si è sostituita la figura del collezionista. In quanto merce l’opera ha valore quando le è riconosciuto un prezzo. Lo attesta la consuetudine di stimare il valore quantificandone il prezzo ossia istituendo l’identità valore=prezzo. Già Charles Baudelaire, rivolgendosi ai borghesi nella visita ai Salon parigini, agli albori della critica d’arte contemporanea, aveva colto l’importanza del critico quale mediatore fra artista, altrimenti incompreso, e pubblico, ignaro e indifferente. Da allora il sistema dell’arte è incrementato smisuratamente, articolando i ruoli e i luoghi di incontro, dove i collezionisti, apprezzando le opere d’arte, sanciscono la qualità degli autori. Quasi leggendarie le figure dei grandi galleristi fra Ottocento e Novecento, come Paul Durand-Ruel, Ambrosie Vollard e Daniel-Henry Kahnweiler, con le loro “scuderie” di artisti. Il Novecento ha eletto le gallerie come luoghi di formazione del valore, mentre gli atelier sono i luoghi della produzione delle opere. Ora, mentre le grandi collezioni pubbliche e le grandi mostre internazionali vidimano il valore assoluto degli autori, le grandi collezioni mondiali sanciscono il prezzo e quindi il valore delle loro opere, che vengono scambiate nelle aste newyorkesi e londinesi e nelle innumerevoli fiere.
Le grandi collezioni sono diventate multinazionali dell’arte, capaci di muovere folle e di rigenerare intere città con conseguenti effetti economici che interessano i poteri politici e le grandi banche d’affari, mentre la statura delle archistar è consacrata dalla progettazione dei luoghi espositivi dell’arte.
“A che serve la critica?”, si chiedeva già Baudelaire agli albori del contemporaneo sistema dell’arte. Quale ruolo svolge la critica nel rapporto fra artista e pubblico? Questa domanda è ancora attuale, se il valore dell’opera è indicato dal valore di scambio? Il critico può ancora favorire od ostacolare il successo degli autori ergendosi a giudice? O è relegato a una funzione di complemento, subalterna ai valori già sanciti dal mercato, chiamato a confezionare un prodotto, ad assumersi esclusivamente la responsabilità del packaging? Quale ruolo svolge in particolare il curatore, quel critico che elegge l’opera all’esposizione, facendosi carico di un suo primo implicito ed esplicito giudizio?
A queste domande autori e curatori di Pragmatica hanno dato ognuno la propria risposta. Si sono scelti e conosciuti reciprocamente, dando vita ad un laboratorio che, nella sua singolarità, si costituisce come esemplare proposta. L’esposizione nell’Ex Macello di Padova, appuntamento ormai annuale voluto dall’Associazione Paolo Capovilla, segue in questa occasione un’impostazione diversa dalle precedenti edizioni.
Eletto a tema non è più un soggetto comune e vincolante, bensì la condizione stessa dell’artista, sciolto da vincoli con gallerie e quindi libero di scegliere sia cosa trattare sia come interpretare. Ogni autore, sedicente artista finché il pubblico non ne riconosce il valore, può seguire la sua poetica autoreferenziale o rivolgersi ad un soggetto esterno a cui dare la propria forma individuale. Artista e curatore, forse in simbiosi o in dialettico confronto, allestiscono lo spazio espositivo come fosse una piccola personale e assieme hanno modo di presentare le opere a loro incondizionata responsabilità.
L’Ex Macello, eletto ormai a luogo espositivo dell’arte contemporanea al suo stato sorgivo, con le sue distinte campate accoglie volentieri questa intenzione e si propone al pubblico, destinatario e ultimo giudice.
VisitatoriVolevo cogliere l'occasione per ringraziare tutti i collaboratori all'organizzazione dell'evento e alla magnifica riuscita dell'inaugurazione.Vi aspetto tutti alle serate di presentazione dei curatori, in particolare, scusate se ne approfitto, alla serata del 21 settembre 2011 alle ore 21.00, durante la quale la curatrice Katia Giovinazzo presenterà i miei lavori in mostra.
Raniero |
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